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La battaglia delle Termopili: il prezzo da pagare per entrare nella leggenda

Nell’immaginario collettivo vi sono delle parole che, una volta pronunciate, ne richiamano alla mente altre, condite da una chiara visione di quest’ultime ed accompagnata talvolta da sensazioni e impressioni. Nel caso della parola “Termopili” la prima cosa che sovviene alla mente è il film “300”, nel quale uno scarso numero di eroici spartani capeggiati da Leonida in versione Baywatch fronteggiano fino alla morte un nemico dal numero soverchiante.

Tralasciando la spettacolarizzazione Hollywoodiana vediamo di far chiarezza su alcuni aspetti.

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La battaglia delle Termopili

Il valico delle Termopili prende il suo nome dalla caratteristica principale di questo angusto passo: la presenza di numerose sorgenti sulfuree, da qui “porte calde”. La località è un passaggio quasi obbligato lungo la principale direttrice greca nord-sud tra la Locride e la Tessaglia, abbracciata tra il monte Eta e un acquitrino inaccessibile che costituiva il limite del golfo Maliaco. A causa della variazione del corso dei fiumi e del conseguente cambiamento della configurazione della costa, le Termopili sono ora molto diverse da come si presentavano un tempo.

Come afferma lo storico Andrea Frediani, il resoconto degli avvenimenti è così confuso ed opinabile da rendere ipotetica ogni ricostruzione, quella che segue è solo una di queste.

 

Le forze di Leonida

L’armata greca che partì verso le Termopili fu quella del re Leonida, che con la sua guardia del corpo di 300 spartiati scelti, raccolse durante il suo tragitto altre compagini che si unirono alla causa. In totale, stando ad Erodoto, l’esercito di Leonida era così costituito: 300 hippeìs, 700/900/1.000 perieci (qui le fonti divergono), 1.000 Arcadi, 1.000 Focesi, 700 Tespiesi, 500 Mantinei, 500 Tegeesi, 400 Tebani, 400 Corinzi, 200 Fliunti, 120 Orcomeni, 80 Megaresi più un numero imprecisato di Locresi Opunzi (oltre a un migliaio di iloti al seguito degli spartiati). Nonostante le divergenze delle fonti, le forze greche in quel passo erano di 6.000 opliti o poco più, un numero veramente basso se paragonato alla forza persiana. Un numero così basso di effettivi fu dovuto (forse) alle festività Carnee e dalle Olimpiadi.

Lo scontro era vicino, Leonida ed i suoi s’attestarono lungo la Porta Mediana delle Termopili – larga appena 15 metri – fortificando un muro preesistente costruito anni prima dai Focesi, preferendola alle più anguste ma più accessibile Porta Occidentale e Porta Orientale. Il valico però era aggirabile, infatti alcuni Malii nativi della zona indicarono all’Agiade Leonida il sentiero montano di Anopaia che fu presto presieduto dal contingente Focese. Nel frattempo le forze di Serse attraversavano l’arrendevole Tessaglia per poi giungere al cospetto della prima resistenza un paio di settimane dopo: il tutto avvenne tra il luglio e l’agosto del 480 a.C.

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Come una partita a scacchi

La battaglia che di lì a poco si sarebbe scatenata è indissolubilmente legata a quella navale che si svolse a capo Artemisio, per semplicità quest’ultima verrà trattata in un altro articolo.

La strategia greca presumibilmente fu la seguente: consci della schiacciante inferiorità numerica contavano di far perdere quanto più tempo possibile a Serse, inducendolo ad aggredire la flotta greca stanziata sulle acque limitrofe a capo Artemisio che avrebbe avuto importanti vantaggi strategici, confidando in una vittoria che avrebbe permesso (?) l’aggiramento delle forze terrestri persiane.

I persiani poco prima di fronteggiare Leonida alle Termopili partirono da Terme, attraversando la Tessaglia e la Malide e giungendo infine in 12 giorni in Trachide; qui allestirono un accampamento, dal quale il Re dei Re studiò un modo per forzare le difese elleniche. Passarono 3 giorni in attesa di notizie dal fronte marittimo, nei quali l’invasore persiano provò a corrompere Leonida per indurlo alla resa con minacce e promesse ricevendo di rimando la tanto leggendaria risposta riportata da Plutarco: “Molòn Labè” ovvero “Vieni a Prenderle (le armi)”, un chiaro invito a combattere.

Al quarto giorno iniziò la battaglia. Constatando in una prima impressione la solidità del fronte greco, Serse decise di inviare comunque, presso il passo delle Termopili, due ondate di 20.000 medi e susani scelti tra i parenti dei soldati deceduti 10 anni prima a Maratona nella speranza che combattessero con più accanimento. L’impressione del re persiano fu corretta: i greci tennero senza problemi la posizione massacrando i medi ed i cissi come buoi al macello, vuoi per l’efficacia della falange su una formazione eterogenea unita alla maggiore disciplina dei soldati greci rispetto a quelli persiani, vuoi dalla favorevole posizione difensiva.

Nella stessa giornata fu inviato all’assalto delle difese greche anche la fanteria d’élite persiana: gli Immortali guidati da Idarne, che malgrado la disciplina, l’addestramento e le armi migliori rispetto a tutti gli altri contingenti persiani non raggiunsero il risultato sperato. Il risultato finale fu identico a quello ottenuto dalle prime due ondate.

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Il motivo è presto spiegato: la forza dell’esercito achemenide risiedeva sul numero e sulla combinazione tra arcieri-fanteria-cavalleria; in uno spazio angusto era impossibile disporre gli effettivi di cavalleria né era possibile avvalersi del numero, dovendo affrontare la falange greca che eccelleva, grazie all’armamento e alla peculiare disposizione degli opliti, in una simile situazione. In più, il numero di soldati greci presenti alle Termopili favoriva un continuo ricambio di forze fresche che rendeva praticamente impossibile attuare la tattica del logoramento (senza contare che dalla Porta Orientale avrebbero potuto ricevere continui rifornimenti provenienti dalla Grecia). Così si consumò il primo aspro giorno di scontri.

Il secondo giorno di scontri non fu tanto diverso dal primo, ma vi fu una significativa differenza: al campo persiano arrivò un abitante locale, tale Efialte che comunicò agli invasori il sentiero di Anopaia che permetteva di eludere e colpire alle spalle la postazione greca. Idarne fu incaricato da Serse di guidare i reduci del battaglione degli Immortali lungo il sentiero dell’Anopaia durante la notte del giorno successivo – non sappiamo bene il motivo, forse a causa di un meteo nuvoloso che imprigionava il chiarore lunare – per sorprendere il nemico.

Durante il terzo giorno la furia della battaglia si mostrò mutata, non nei risultati ma solo negli atteggiamenti dei persiani che apparivano meno decisi negli scontri curandosi comunque di tenere a bada le forze di Leonida attestate sulla Porta Mediana. Era evidente come le ondate frontali contro un nemico che ha già dimostrato di essere superiore fossero inutili per sfondare le salde linee elleniche, eppure per non destare sospetti si concluse un’altra giornata di disfatta per permettere ad Idarne di percorrere l’Anopaia quella notte stessa.

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All’alba, l’avanzata degli Immortali fu scoperta dal contingente Focese di guardia, che fu subito coperto da una fitta pioggia di frecce. Questi, pensando che i persiani volessero attaccare la Focide mandarono delle staffette alle Termopili sull’inaspettata novità ed arretrarono attestandosi in una delle diramazioni del sentiero imboccato da Idarne: quello verso la loro terra natia. Un’altra versione del racconto prevede che i Focesi furono corrotti e che sciogliendo le fila tornarono nelle loro case.

 

Un errore di valutazione?

Prima dell’arrivo di Idarne giunsero i messaggeri Focesi che informarono sull’accaduto Leonida che convocò d’urgenza il consiglio con tutti i comandanti subalterni dell’armata. Si decise che le forze spartana al seguito del sovrano, insieme ai 400 Tebani sui quali non aleggiava fiducia e ai 700 Tespiesi per propria scelta, restavano a presidiare le Termopili mentre il resto dei contingenti fu mandato a presidiare altri sentieri che dall’Anopaia conducevano verso la Grecia.

Leonida divise le sue forze, già scarse, prevedendo la disfatta totale alle Termopili. Fu solamente un gesto eroico degno dei poemi omerici? Pensare che il re spartano decise di sacrificare la sua vita insieme a quella di 300 spartiati, che costituivano l’élite della società, per gloria è approssimativo.

Innanzitutto gli ideali di epoca micenea, per quanto stimati, non reggevano più la società greca media di quel tempo che poneva in primo piano il cittadino all’interno di una comunità insediata in un centro abitato (la pòlis). Un altro punto da toccare riguarda la battaglia navale di capo Artemisio, che è inscindibile dalle Termopili, probabilmente Leonida contava di resistere con le sue truppe migliori per almeno 2 giorni visti gli avvicendamenti sul fronte navale.

Terzo ed ultimo punto riguarda le direttrici del sentiero Anopaia: a quanto sembra il percorso montuoso non conduceva unicamente alla Porte Orientale delle Termopili; forse l’Agiade decise di dislocare i contingenti che abbandonarono la Porta Mediana lungo le varie vie d’accesso per la Grecia Centrale presumendone un attacco diretto.

Secondo questa interpretazione appare evidente l’errore di valutazione, Idarne aveva condotto i suoi per prendere da tergo le difese greche e schiacciarle definitivamente con l’urto dell’esercito del Gran Re, solamente dopo sarebbero scesi nel cuore della Grecia.

 

L’ultima battaglia di Leonida

Tra le 10 e le 11 del mattino Serse lanciò l’attacco. A differenza degli altri giorni questo fu particolarmente intenso e feroce ma gli ultimi difensori non furono da meno, questi, lasciando le fortificazioni della Porta Mediana si abbatterono con grande impeto sul nemico che iniziò ad indietreggiare. Con tutte le energie che ebbero in corpo insieme alla più lunghe lance che falcidiavano gli orientali, si spinsero fino alla Porta Occidentale, qui una volta rotte le lance sguainarono le spade per combattere con ancora più vigore. Nel frattempo gli Immortali non erano ancora giunti alle Termopili a causa delle difficoltà del percorso e delle schermaglie con i Focesi.

Adesso il combattimento si era fatto confuso e grandguignolesco nel quale i soldati persiani morivano anche a causa della calca mentre con le ultime energie gli spartani, i tespiesi ed i tebani combattevano fino alla morte. Ormai fu evidente, le forze greche erano esauste e il numero dei nemici quasi infinito; così iniziarono le prime importanti perdite tra cui Leonida le cui spoglie furono duramente contese.

Idarne giunse alla Porta mediana soltanto a mezzogiorno mentre gli ultimi reduci tra tespiesi e spartani, si ritirarono asserragliandosi su una collinetta oltre il muretto di difesa mentre alcuni gruppi di tebani combattevano isolati. I superstiti furono poi definitivamente sconfitti da una continua pioggia di frecce mentre diversi tebani si arresero divenendo schiavi. Si salvò soltanto uno spartiate: Aristodemo, che ferito durante il primo giorno di lotta rimase lontano dagli scontri salvo poi scappare dopo l’aggiramento di Idarne macchiando la sua reputazione, per poi riscattarla a Platea.

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Si concluse così la battaglia delle Termopili, con un Serse vittorioso che dopo aver affitto a un palo la testa di Leonida, iniziò la sua discesa in Grecia, nonostante le incredibili perdite (forse 20.000 unità) in 3 giorni di combattimenti.

 

 

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