La spedizione di Dati e Artaferne si colloca nel cuore della prima guerra persiana che culminerà con la battaglia di Maratona. Di seguito si capirà come è nata l’idea di invadere l’Eubea e l’Attica passando per l’assedio di Eretria.
Una decisione da prendere
Cosa ha spinto Dario I, padre del futuro re Serse, ad invadere la Grecia? Dopo la rivolta ionica, soffocata in seguito alla battaglia di Lade nel 494 a.C. , il Gran Re Dario I decise di affidare a Mardonio delle forze ingenti per stabilire una testa di ponte in Europa (o invadere già la Grecia?).
Successivamente alla spedizione di Mardonio, conclusasi sul monte Athos in Calcidica, Dario I all’interno dei suoi sontuosi e sterminati palazzi imperiali prese un’importante decisione: punire le pòleis (Eretria e Atene) che aiutarono gli ioni nella rivolta di qualche anno prima; ciò implicò dunque un’invasione della Grecia continentale. Per quanto ne sappiamo, invadere per assoggettare un Paese che non orbitava nella sfera d’influenza achemenide, fu per il Re dei Re persiano una scelta in controtendenza con quanto fatto nei suoi 30 anni di regno, spesi per consolidarlo.
Quest’ultimo aspetto lo pone in totale antitesi rispetto ai suoi predecessori che attuarono politiche estere aggressive:
- Ciro II di Persia che in 36 anni di regno rese grande gli Achemenidi con l’assorbimento degli imperi della Lidia, di Babilonia e della Media;
- Cambise II di Persia che in 3 anni di regno riuscì a conquistare l’Egitto estendendo ulteriormente un impero già vasto.
Eppure, forse non volendo essere da meno rispetto ai grandi conquistatori persiani prima di lui, decise di affidare a Dati e Artaferne il comando di un imponente esercito per estendere i propri possedimenti in terra ellenica dopo la vassallizzazione della Macedonia e la conquista della Tracia. Siamo nel 490 a.C. (anche se nulla vieta di datare l’avvenimento all’anno 491 a.C.).
La conquista delle isole Cicladi
Dunque, sulle coste della Cilicia venne radunato un esercito numeroso (non si sa il numero preciso, le fonti sembrano esagerare sul numero degli effettivi che varierebbero dalle 80.000 alle 500.000/600.000 unità secondo Ampelio, Platone e Giustino) ed un imponente flotta di 300/600 navi fenicie agli ordini di Dati e Artaferne.
Sul conto di Dati non si sa molto, Erodoto lo presenta come un suddito medo (mentre Plutarco non ne precisa la provenienza) di Dario I che assunse l’incarico di satrapo della Media, divenendo un funzionario chiave (come dimostra una tavoletta rinvenuta a Persepoli datata 494 a.C.) nello scacchiere turbolento delle satrapie persiane del V secolo a.C.
La temibile flotta, sulla quale viaggiò anche l’ex tiranno di Atene Ippia, iniziò il suo viaggio navigando attraverso diverse isole del Dodecaneso, in ordine: i persiani superarono Rodi, proseguendo poi verso la costa ionica passando all’interno dello stretto tra l’isola di Kos e il territorio adiacente di Alicarnasso, raggiungendo Patmo quindi Samo.
Una volta superata l’isola di Samo la flotta di Dati uscì dai territori sotto la sfera d’influenza persiana dirigendosi in maniera decisa verso le isole Cicladi, intenta ad assoggettare tutte le entità locali che li separavano dall’arrivo in Eubea. Secondo quanto riportato da Erodoto e Plutarco, la prima pòlis soggiogata nonché barbaricamente saccheggiata fu Nasso (la quale nel 499 a.C. riuscì a resistere ad un assedio persiano) i cui abitanti furono tratti in schiavitù. Poi fu la volta di Paro, Andro e Teno che non subirono le stesse violenze di Nasso ma che, rispetto a quest’ultima, dovette fornire effettivi alla causa di Dati per ingrossarne le fila. La sacra isola di Delo invece fu superata pacificamente.
Proseguendo con la spedizione militare si giunse alla vista della pòlis di Caristo, in Eubea.
L’arrivo in Eubea
-Caristo
Per l’obiettivo principale della spedizione, prendere Caristo, sita sull’estremità più orientale di Eubea, fu strategicamente importante. L’occupazione della pòlis, soprattutto grazie alla sua posizione geografica che la poneva quasi equidistante da Atene ed Eretria, rese l’esercito di Dati più imprevedibile ma anche logisticamente più rifornito grazie alla conquista di buona parte delle Cicladi. Stando ai fatti, inizialmente Caristo non cedette pacificamente come Andro e Teno per poi ricredersi dopo la devastazione del proprio territorio extraurbano da parte dei persiani.
-Eretria
Eretria sentendosi minacciati si rivolse ad altri stati greci per un supporto militare tra cui Atene, la stessa approvò con Milziade un decreto che metteva a disposizione della pòlis eubea un contingente di coloni ateniesi (4.000 opliti) che occupavano territori prossimi all’Eubea. L’aiuto promesso dalla maggiore pòlis dell’Attica fu consistente se si pensa all’ammontare degli effettivi di Eretria (3.000 opliti), purtroppo però quel contingente non arrivò mai poiché il decreto non fu attuato, ma i coloni furono comunque mobilitati all’interno di Atene per rinforzarne le difese in caso di attacco persiano.
Come immaginato dagli eubei d’Eretria la prima mossa di Dati, forte del suo numero, fu quella di prendere la propria città con la forza. Infatti proseguendo il cammino di conquista dell’Eubea da Caristo verso Eretria, Dati dispose la temibile cavalleria persiana nella pianura lelantina (famosa per un altro scontro) e si assicurò diversi punti strategici nei territori limitrofi per incrementare la qualità e l’afflusso dei vettovagliamenti dell’esercito (uno dei motivi per cui la spedizione di Mardonio si interruppe). Mentre Dati invocava la battaglia campale sulla pianura di lelanto, gli eretri consci di non aver speranza in campo aperto decisero di asserragliarsi sulle mura preparandosi ad un duro assedio.
L’assedio non fu lungo, tant’è che terminò in appena una settimana con la devastazione di Eretria. Si sospettò che la città cadde per tradimento o per mano di due eminenti cittadini in combutta con i persiani in cambio di vantaggi personali (secondo Plutarco) o a causa di un eretrio bandito dalla sua patria ma unito ai persiani (secondo Senofonte).
Dopo la conquista, Dati volle dare un monito alle pòleis che ancora si opponevano alla supremazia persiana. Così, dopo aver saccheggiato e raso al suolo Eretria come ritorsione per l’incendio di Sardi, trasse in schiavitù ogni singolo abitante deportandoli sull’isoletta di Egilia, antistante alla piana di Maratona dove si svolgerà una delle più celebri battaglie dell’antichità.
Articolo molto interessante!
Storia affascinante. Ottimo articolo.
Bell’articolo, fatto bene e minuziosamente. Complimenti! 😀
Articolo curato nei minimi dettagli, complimenti!
Molto interessante! Aspetto i prossimi!
Articolo molto interessante complimenti!