Il Peloponneso del periodo greco antico, al giorno d’oggi, è ricordato principalmente per aver dato i natali alle Olimpiadi (competizione sportiva che prendeva nome dalla città di Olimpia in Elide) e ad una delle civiltà che suscita più ammirazione in termini di disciplina e coraggio: quella spartana. Tuttavia, nella medesima regione d’appartenenza, è doveroso riportare i fasti di una pòlis che si è rivelata, nel corso dei secoli VIII e VI a.C. , l’unica rivale di Sparta nel Peloponneso: Argo.
Collocazione geografica
La città-stato di Argo fu il centro urbano più importante dell’Argolide, regione che ospitava antichi insediamenti gloriosi come Tirinto e Micene. Geograficamente l’antica regione confina a nord con la Corinzia, ad ovest con l’Arcadia, ad est con il Mar Egeo e a sud con la Laconia, ponendola vicina a città, come Corinto e Nauplia, e isole, come Egina e Spetses, strategicamente importanti sia dal punto di vista militare che commerciale.
L’ascesa
L’intera regione, così come l’intera Grecia continentale, attraversò l’oscuro periodo del medioevo elladico, rinascendo tra il IX e l’VIII secolo a. C. prevalentemente per sinecismo. Con la riformazione del tessuto urbanistico e statale di Argo sale al potere una figura semileggendaria che portò la sua pòlis all’auge del suo splendore: Fidone.
Da quanto si desume dalle fonti pare che abbia cambiato la struttura di potere vigente all’epoca di Argo in tirannide (Erodoto) oppure che sia stato un re, sebbene si discuta ancora sulla veridicità della cosa. Secondo degli studi ritenuti validi, quali quelli condotti dallo studioso Clinton, Fidone si collocherebbe verso la metà dell’VIII secolo, scartando così altre ipotesi che lo collocherebbero tra il IX e la prima parte dell’VIII secolo a.C. o tra il VII e VI secolo a.C.
Dunque, il tiranno si impegnò ad ampliare l’influenza della pòlis argiva avvalendosi della diplomazia e della guerra. Sembrerebbe che riuscì a ricostituire e superare i vecchi fasti della città all’epoca dell’età dell’oro assoggettando: Cleone, Nauplia, Micene, Tirinto, Fliunte, Sicione, Epidauro, Trezene, Ermione ed Egina espandendo la sua influenza fino alle porte di Corinto.
In seguito all’espansione in tutta l’Argolide e in buona parte della Corinzia, l’influenza di Argo si ramificò sottomettendo: le regioni adiacenti al fiume Parnone a sud riducendone gli occupati, definiti orneati, in una condizione di semilibertà simile a quella dei perieci spartani; e la parte ovest dell’Arcadia.
Dal punto di vista diplomatico Argo, per accrescere la sua influenza e il suo prestigio nel Peloponneso, riuscì a restituire l’organizzazione dell’Olimpiade, con la presa di Olimpia, agli alleati Pisati sottraendola con la forza agli Elei, alleati di Sparta.
La rivalità con Sparta
L’egemonia argiva si rese tale grazie a diverse invenzioni in campo civile e militare. In campo civile si riconobbe a Fidone l’introduzione di un sistema monetario e di misure e pesi diffusosi poi in tutto il Peloponneso e in buona parte della Grecia, mentre in campo militare fu messa a punto una peculiare tattica (la falange) che permise ai guerrieri (che prenderanno il nome di opliti) di Argo il dominio su buona parte del Peloponneso.
Data la crescente espansione di Sparta che proseguiva parallelamente a quella di Argo la rivalità e il conflitto risultarono inevitabili, tanto da segnare il primo grande scontro campale nel 669 a.C. a Isia. Gli argivi ne uscirono da assoluti vincitori, momento che coincise con il massimo splendore raggiunto dalla città; dopo tale momento le due pòleis rivali si sarebbero trovate sempre in fronti opposti in qualsiasi circostanza.
Vi fu anche un secondo importante scontro campale tra le due pòleis un secolo e mezzo dopo Isia, nel 545 a. C. , per il possesso della Tireatide, regione a metà strada tra Sparta e Argo occupata dai primi ma per lunghissimo tempo appartenente ai secondi. Sembrerebbe, secondo Erodoto, che i due eserciti con l’approssimarsi della battaglia, abbiano convenuto uno scontro che prevedesse il confronto tra i 300 opliti migliori delle due compagini, mettendo in palio la regione contesa.
Comunque, i 600 combattenti lottarono così aspramente, fino al calar delle tenebre, che ne restarono in vita solamente tre, due dei quali argivi. Questi si dichiararono vincitori lasciando il campo a differenza degli spartani che per l’intera notte si occuparono di spogliare i caduti delle loro panoplie. Il risultato finale pare confuso, poiché entrambe le potenze regionali reclamavano la vittoria, gli uni per avere avuto più guerrieri in vita sul campo e gli altri per non averlo abbandonato per primi spogliando gli avversari caduti. La contesa degenerò in un nuovo scontro, stavolta generale, che vide vittoriosi i lacedemoni, pur con pesanti perdite.
Dopo la battaglia dei campioni, Argo smise di essere una vera e propria minaccia per Sparta divenendo solamente una spina nel fianco contro la quale, nei secoli successivi, furono combattute altre guerre di importanza quasi marginale.
Il declino
Successivamente al periodo fidoniano, Argo perse gradualmente la sua influenza nei territori soggiogati fino a quel periodo. Le prime pòleis a scrollarsi di dosso l’influenza argiva, già nel VII secolo a.C. , furono quelle della Corinzia con l’ascesa di diverse dinastie di tiranni nelle regione, come gli Ortagoridi a Sicione.
Nella prima parte del VI secolo a.C. l’estensione territoriale di Argo si riduce notevolmente perdendo pòleis strategiche come Ermione, Epidauro, Trezene e l’isola di Egina. Sempre nello stesso secolo, come detto nel paragrafo precedente, si consuma nel 545 a.C. la cosiddetta battaglia dei campioni, che vide Argo rinunciare definitivamente alla regione della Tireatide.
Tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C. , Argo subì altre gravi sconfitte ad opera degli spartani durante il regno del potente re spartano Agiade, Cleomene I. La prima nel 510 a.C. quando Argo fu salvata dalle donne che scesero in armi a difendere la città sotto il comando della poetessa Telesilla.
La seconda e più grave nel 494 a.C. , con la battaglia di Sepeia, nei pressi di Tirinto, nella quale le perdite argive furono così gravi da provocare una tale crisi demografica che la città dovette essere governata per un lungo periodo dagli orneati dando origine a quel complesso ed instabile equilibrio politico che caratterizzerà tutta la successiva storia di Argo che la vedrà in pianta stabile, nei secoli a venire, soltanto come potenza locale.
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