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L’ascesa della Macedonia parte 1

Un paese ricchissimo di boschi, paesaggi e metalli preziosi. Un paese crocevia tra le popolazioni barbare dei Balcani e le civilizzate pòleis della Grecia continentale, che lo rendono un unicum nel suo genere: parliamo della Macedonia. In questo articolo ne scopriremo la storia, dall’età arcaica all’ascesa di Filippo II.

 

La dinastia Argeade

Ne “Le Storie” di Erodoto si narra dell’arrivo in Alta Macedonia di tre fratelli nativi di Argo, pòlis del Peloponneso. I fratelli di dinastia temenide, Perdicca, Gauano e Aeropo, lavorarono nella città di Lebea per un certo periodo (imprecisato) come guardiani, per conto del re Tirimma. La narrazione però assume connotati semileggendari poiché si apprende che in presenza di Perdicca il pane a lui destinato raddoppiava in volume; prodigi simili non si verificarono di rado tant’è che per timore di perdere il suo potere, Tirimma decise di espellere i temenidi, senza pagare loro il dovuto dopo le mansioni svolte.

I fratelli, adirati, chiesero spiegazioni. Così, il re indicò loro i raggi del sole come premio per il lavoro compiuto; Perdicca estrasse la spada e segnò il pavimento illuminato accettando l’offerta. Per il temenide ciò implicava, simbolicamente, il possesso delle terre baciate dal caldo sole, pertanto si mosse verso un’altra regione adiacente: la bassa Macedonia. Insediatisi, i fratelli iniziarono la conquista dell’intera Macedonia inaugurando con Perdicca I, tra l’VIII e VII secolo a.C., la dinastia argeade, il cui simbolo fu il Sole di Verghina.

 

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Sole di Verghina

 

Un regno instabile

Il vasto regno macedone comprendeva tre regioni: l’Alta e Bassa Macedonia oltre alla Migdonia. Confinando a nord con diversi popoli tribali tra cui i Peoni, i Triballi e gli Agriani (famosi i peltasti di questa regione che servirono Alessandro Magno), a est con gli indomiti Traci, ad ovest con gli irreprensibili Illiri e a sud con il Mar Egeo, le pòleis della Calcidica, la Tessaglia e la Magnesia.

 

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Le regioni dell’antica Macedonia

 

La capitale fu Ege, nella quale trovarono l’eterno riposo i regnanti macedoni come dimostrano i ritrovamenti di importanti tombe a thòlos; questi però non aveva un controllo diretto sui propri territori, specialmente sull’Alta Macedonia che a sua volta nominava diversi re, tanto da essere de facto indipendente. Sebbene i greci di quel tempo li classificassero come barbari, in realtà i “montanari” ( o makdenoi) rientravano nella classifica delle tribù greco-occidentali nonostante subirono importanti influssi dalle tribù non greche vicine, come dimostra il materiale linguistico di nomi e glosse.

La stabilità del paese fu assai precaria: alla morte del sovrano, puntualmente si verificavano cruenti risvolti familiari, dettati dalle pretese di più parenti del defunto re per salire sul trono e prendere il potere. Come ogni guerra civile, le ripercussioni furono tanto atroci tanti quanti furono i giorni senza un unico leader; non fu un caso che proprio in queste circostanze i vicini ne approfittassero per invadere regioni come la Migdonia e la Lincestide, come non fu un caso l’indipendenza de facto dell’Alta Macedonia che non sentiva il frammentato potere centrale.

Durante l’età arcaica più volte gli Illiri, come Peoni e Traci, invasero per saccheggiare le terre della Macedonia, che era solita versare dei tributi per prevenire gli attacchi. All’alba delle guerre persiane il regno degli argeadi appariva debole, spesso dilaniato da conflitti interni e con una scarsa capacità di esercitare direttamente il potere, senza contare le fragili tregue con i belligeranti vicini che spesso venivano infrante. Soltanto Filippo II riuscì a rendere forte ed unito il paese.

 

Un processo di ellenizzazione

Nel 498 a.C. siede sul trono di Pella, nuova capitale, il figlio di Aminta I, Alessandro I detto il filelleno. Egli intrattenne fitti rapporti commerciali con Atene, che importava il prezioso legno macedone per la costruzione e il mantenimento della flotta. Gli interessi della capitale attica in Macedonia furono così cruciale a tal punto che fondarono un a propria colonia, Anfipoli, teatro di successive dispute. Pur cedendo a un rapporto di vassallaggio con l’impero persiano durante la prima invasione, nella seconda, con fare ambiguo ammiccante sia allo schieramento greco che a quello achemenide, risultò decisivo nello scontro campale, presso lo Strimone, contro le forze in ritirata di Artabazo dopo la sconfitta a Platea.

Alessandro I partecipò anche ai giochi olimpici, affermando tacitamente di essere greco rimembrando la leggenda dei fratelli argeadi (originari di Argo). Egli sfruttò il vuoto di potere lasciato dai persiani per espandere lo Stato, acquisendo così la regione di Pieira, la città di Pidna a sud, mentre a est riuscì ad assoggettare le miniere del monte Disoro che garantirono un importante afflusso d’argento, il metallo preferito per coniare la propria moneta.

 

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Moneta d’argento sotto Alessandro I

 

Il processo di ellenizzazione continua con Archelao I nel 413 a.C., come consuetudine prese possesso del trono dopo una cruenta lotta interna. Nonostante il burrascoso inizio si dimostrò un ottimo sovrano, fece costruire diverse fortezze, migliorò le strade rendendole più praticabili per gli spostamenti e i commerci, centralizzò il suo potere e spostò la capitale da Ege a Pella, in Bassa Macedonia. Ege restò comunque capitale religiosa mentre Pella divenne sede amministrativa. Qui vennero chiamati a corte diverse personalità di spicco dell’epoca quali:  i drammaturghi Agatone ed Euripide, il pittore Zeuxis ed il poeta Cherilo.

Archelao I in politica estera, specie in terra greca, non fu un isolazionista, anzi. Non passarono inosservate le sue ingerenze in Tessaglia. Egli inviò truppe macedoni a Larissa per fermare una rivolta di stampo democratico dietro alla quale si celava Atene; l’interesse della Macedonia fu quello di tenere nella sfera d’influenza la regione dalle vaste pianure, pertanto non poteva permettere che passasse sotto l’influenza ateniese. Poco dopo questa manovra, nel 399 a.C. Archelao I morì e la Macedonia ripiombò nel caos.

Una trentina di anni dopo sarebbe salito al potere un’altra figura di rilievo della dinastia temenide: Filippo II. Nel frattempo la Macedonia fu politicamente instabile, alternando periodi positivi, e spesso in assetto di guerra, come dimostrano diverse incursioni sul suolo macedone degli Illiri e dei Traci senza dimenticare potenze greche come Tebe e Atene.

Il resto della storia, la saprete in un prossimo articolo!

Fonti:

 

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