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Agiadi ed Euripontidi

Il sistema politico di Sparta fu il più stabile e duraturo nonché uno dei più articolati se paragonato alle forme di governo delle altre pòleis. Un ingranaggio di questo meccanismo è la diarchia, che si poggiava su due dinastie reali: gli Agiadi e gli Euripontidi.

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L’origine delle due dinastie

Questa istituzione, che vede due Re al potere, è completamente assente nelle altre forme di governo diffuse nelle altre pòleis quali la tirannide – abitualmente presente in molte pòleis del VI secolo a.C. (ma anche successivamente) dell’Ellade e della Magna Grecia come Siracusa – l’oligarchia e la democrazia che trova la sua più alta espressione ad Atene.

La nascita della diarchia è da ricercare subito dopo l’età del bronzo, nel periodo tumultuoso e caotico che vide la scomparsa della civiltà palaziale micenea e la migrazione di nuovi popoli come i Dori nella Grecia continentale. L’invasione dorica da attestarsi forse nel 1100 a.C. si intreccia con la leggenda del ritorno degli Eraclidi – i discendenti dell’eroe greco Eracle – ai quali venne attribuita la fondazione di Sparta dopo la distruzione di quella micenea. Dunque, secondo la leggenda, l’Eraclide a cui toccò in sorte Sparta fu Aristodemo che non governò a lungo, morendo subito dopo la nascita dei suoi due figli gemelli: Euristene e Procle.

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Così, dopo la morte del sovrano, vi furono due eredi maschi al trono con la medesima legittimità; pertanto gli spartani proclamarono Re entrambi dando vita alla nascita delle dinastie degli Agiadi e degli Euripontidi. Secondo il geografo greco Pausania le due dinastie sarebbero fortemente collegate all’unione dei quattro villaggi – prima della conquista di Amicle – che costituivano il nucleo di Sparta: Limne e Cinosura come espressione della regalità degli Euripontidi mentre Pitane (dove erano situate le tombe dei Re) e Mesoa per la dinastia degli Agiadi.

 

La legittimità della diarchia

Le dinastie degli Agiadi e degli Euripontidi erano fondate sul prestigio militare – come dimostra la campagna in Messenia dell’Euripontide Teopompo nell’VIII secolo a.C. o la valorosa difesa delle Termopili dell’Agiade Leonida – e sulla capacità di accumularne in misura maggiore rispetto alla controparte regale; infatti non mancarono nel corso dei secoli momenti di tensioni tra le due famiglie che periodicamente riuscivano ad avere una maggiore preminenza rispetto all’altra.

Comunque le due dinastie riuscirono a conservare la loro legittimità ed il loro potere – sebbene con il passare dei secoli fu limitato dagli efori e dal consiglio degli anziani – fino alla fine del III secolo a.C. con l’annessione di Sparta alla lega Achea. Alla morte di un sovrano succedeva il primo maschio purché nato all’interno di un matrimonio legittimo oppure in assenza di eredi diretti veniva nominato Re, spesso con l’aiuto del consiglio degli spartiati, il parente più stretto in linea maschile.

 

Le funzioni della diarchia

Quello che sappiamo sulle funzioni dei Re spartani è da ascrivere ad Erodoto e Senofonte, i quali sono concordi sui poteri di governo degli Agiadi ed Euripontidi. I due Re, per esercitare il potere a loro concesso, mensilmente giuravano di rispettare le leggi di Sparta dinanzi ai cinque efori, espressione della cittadinanza, che garantivano la tutela del potere regio purché i Re avessero mantenuto la parola data.

Quindi, le diverse prerogative degli Agiadi e degli Euripontidi erano distintamente divise tra quelle di pace e di guerra. In tempo di guerra invece era loro affidata la guida dell‘esercito, assumendo così il ruolo di comando militare a vita potendo contare anche su un nucleo scelto di 300 opliti spartani come guardie del corpo. In origine e forse fino all’alto arcaismo era loro concesso il potere di condurre spedizioni militari dovunque senza nessuna limitazione, che con il tempo verranno introdotte tra cui ricordiamo una legge promulgata nel 506 a.C. che vietò ad entrambi i Re di condurre nello stesso periodo spedizioni militari.

Nei tempi di pace svolgevano un ruolo chiave nel culto degli Dei, come dimostra la titolarità del sacerdozio di Zeus Urano e Zeus Lacedemonio; era consuetudine avere uno stretto rapporto con il santuario di Delfi, dal quale ricevevano costantemente vaticini fedelmente registrati grazie all’ausilio di due magistrati detti Pythioi.

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Concludendo sui privilegi di natura religiosa è giusto menzionare che i Re ricevevano una quantità doppia sul cibo derivante dai sacrifici o da banchetti, contando perfino su appezzamenti di terreno esclusivi e funerali degni di un eroe. Sui privilegi circa il maggiore quantitativo di razioni ricevute, l’assegnazione di lotti di terra e le magnifiche onorificenze ricevute alla morte di un Re è evidente l’analogia con i basileis omerici.

Pertanto, di tutto il mondo ellenico dopo il Medioevo elladico, i regnanti spartani furono le uniche figure più vicine ai regnanti ed eroi omerici, il cui influsso è stato gelosamente custodito nella società spartana che trovava il suo vanto nella discendenza Eraclide.

 

Fonti:

 

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