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La falange spartana

Un guerriero nerboruto che con la forza si batte valorosamente contro un nemico superiore in numero alle Termopili. Il prototipo del soldato per eccellenza insieme al legionario… ma la fama dell’oplita e della falange spartana era figlia della forza divina di Ares oppure era qualcos’altro?

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Una doverosa premessa

Rispolverando l’articolo sulla falange, si conferma come già nell’alto arcaismo, con le guerre messeniche, proseguendo per gran parte dell’età classica, l’esercito spartano risultava profondamente più organizzato e disciplinato rispetto a quello delle altre pòleis come Atene. Questa netta differenza in campo militare fa suppore, grazie all’accurata descrizione di Senofonte nel IV secolo a.C., che furono proprio i lacedemoni ad ideare la celeberrima formazione a falange – favoriti dalle riforme del semileggendario Licurgo e dalla peculiare struttura societaria spartana – plasmando nel tempo il miglior addestramento e la migliore organizzazione per aumentarne l’efficacia.

Rispetto a quanto detto, Sparta non equipaggiò l’oplita diversamente dalle altre pòleis – salvo l’adozione del trìbon (il mantello rosso che distingueva gli spartani) e della Lambda (Λ) sugli scudi – seguendo con quest’ultime la naturale evoluzione che ebbe questo famoso guerriero, dall’adozione dell’elmo corinzio alla sua evoluzione conica, così come per la corazza e le altre attrezzature della panoplia.

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In definitiva si desume come la macchina bellica spartana sia pressoché identica a quella delle altre città-stato greche con profonde differenze in termine di disciplina e gerarchie militari che risultavano decisive negli scontri, tanto da renderli invincibili fino alla disfatta a Leuttra nel IV secolo a.C. per mano dei tebani che idearono una variante della classica falange ancora utilizzata dagli spartani, la falange obliqua.

 

Un esercito professionale

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L’estensione del territorio spartano – composto dalla Laconia prevalentemente montuosa e dalla pianeggiante Messenia –  rispetto a quello delle comuni città greche, era notevole. Questo può portare a formulare il seguente pensiero logico: uno stato ampiamente disteso può sicuramente mobilitare un numero di effettivi parecchio alto rispetto a quello delle città limitrofe; in questo caso non c’è nulla di più sbagliato.

Infatti i soli che componevano l’esercito ricevendo un durissimo addestramento fin dalla tenera età, avendo poi da adulti l’onore e l’onere di difendere la propria patria furono gli spartiati. Questi componevano una delle classi sociali di Sparta, al di sopra degli iloti (gli schiavi) e dei perieci (gli stranieri), infatti gli spartiati erano tutti i cittadini di Sparta diretti discendenti dei Dori.

I cittadini maschi di quest’ultima una volta giunti alla maturità (20 anni) venivano integrati nell’esercito costituendo la prima delle 40 classi di leva (mobilitate in tempi di guerra dapprima dai Re e poi dagli efori), poiché si prestava servizio militare dai 20 ai 60 anni ricoprendo però mansioni differenti (le classi di leva più anziane si occupavano della difesa del territorio nazionale fungendo in casi di necessità a rimpolpare le file dell’esercito).

All’interno del buon funzionamento della falange ogni nuova recluta veniva collocata in una enomotìa nella quale apprendeva grazie all’enomotarco i movimenti efficaci da eseguire, affinandone anche la sincronia con il resto dell’unità.

 

Una struttura gerarchica

La falange spartana era costituita da sottocategorie, il cui numero varia nel corso dei secoli (consideriamo le formazioni del VI, della battaglia di Mantinea nel V e IV secolo a.C. secondo quanto riportato dalle fonti):

-Il mattoncino base della falange era l’enomotìa:

  1. Originariamente composta da 23 opliti disposti in 3 file da 8 elementi. Di questi 23 soldati altri 2 ricoprono il ruolo di ufficiali, il primo (l’enomotàrchos) prendeva posto davanti alla prima fila mentre il secondo (l’ouragòs) prendeva posto nella terza ed ultima fila con il compito di mantenere la coesione dell’unità.
  2. Nella battaglia di Mantinea del 418 a.C. secondo la narrazione di Tucidide, l’enomotìa era composta da 32 elementi disposti su 8 file da 4 guerrieri.
  3. Successivamente, nel IV secolo a.C. in cui scrisse Senofonte, l’enomotìa era invece costituita da 36 opliti disposti su 3 file da 12 oppure 6 file da 6 soldati.

-Un gradino sopra l’enomotìa era la pentekostyes:

  1. inizialmente nata come l’unione di 2 enomotìai , per un totale di 50 uomini comandati da un pentecontarco (numero da cui deriva il nome di questa divisione);
  2. nella battaglia di Mantinea raddoppiarono le enomotìai, in seguito alla situazione di emergenza in cui si trovò Sparta, per costituire una pentekostyes;
  3. nel IV secolo a.C. invece si ritorna a 2 enomotìai per formare una pentekostyes per un totale di 72 opliti.

-Continuando la scalata gerarchica delle forze lacedemoni ecco il lòchos o battaglione:

  1. nei tempi più antichi contava un centinaio di uomini essendo formata da 2 pentekostyes ed era comandata da un lochagòs;
  2. il numero del battaglione lievita in modo importante nel 418 a.C. essendo formato da ben 4 pentekostyes per un totale di 512 opliti circa;
  3. infine nel periodo di Senofonte si torna a 2 pentekostyes, quindi 144 effettivi.

-L’unione di più lochòi costituiva una divisione, ovvero una mora (un’ulteriore suddivisione che non compare da Erodoto che si ferma a più lochòi comandati singolarmente da un polemarco come dimostra la presenza nella battaglia di Mantinea di 7 lochòi):

  1. secondo quanto riportato dallo storico e comandante dei Diecimila 4 lochòi formano una mora, quindi 576 uomini comandate da un polemarco, un ufficiale di alto rango che si distingueva grazie all’utilizzo di un bastone ricurvo o dritto detto baktèrion.

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-Infine l’unione di più lochòi o morai (in base al periodo storico di riferimento) forma l’esercito comandato da uno dei 2 Re che prendeva posto nella prestigiosa ala destra dell’esercito insieme agli hippeìs, un corpo scelto di 300 opliti spartiati (aggregati alla prima mora) incaricati della salvaguardia del Re.

Dal punto di vista numerico la falange spartana fu composta da numeri molto differenti, variabili in base alla sua capacità demografica che trovò il suo apice nel VII/VI secolo a.C. con più di 8.000 opliti fino a giungere a circa 4.000 nel IV secolo a.C.

 

 

 

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